Boston: dove l’America ha imparato a camminare
La città che ti accoglie e ti saluta, ma nel mezzo ti cambia lo sguardo
Sai qual è stata la prima cosa che ho pensato atterrando a Boston lo scorso ottobre? “Oddio, sembro a Londra”.
Poi siamo usciti dall’aeroporto (ero in gruppo con altri colleghi consulenti di viaggio), abbiamo ritirato il mini van, e ho capito che no, non ero a Londra. Ero in un posto molto più strano: una città americana che cammina a piedi. Sul serio.
Boston è stata la mia porta d’ingresso al New England, e che porta. Due giorni all’inizio del viaggio, qualche ora al ritorno prima del volo. Poco? Forse. Abbastanza per capire che questa città ha qualcosa che le altre città americane si sognano? Decisamente sì.
Il primo impatto: ma davvero è America questa?
Te lo giuro, scendendo dall’aereo dopo 8 ore di volo da Milano, mi aspettavo la solita città americana: grattacieli, strade a scacchiera, automobili ovunque.
Invece mi ritrovo in una città dove le strade sembrano disegnate da un ubriaco (lo erano, probabilmente – le hanno tracciate seguendo i sentieri delle mucche del 1600), dove la gente CAMMINA davvero, e dove un palazzo del 1750 può stare tranquillamente accanto a un grattacielo di vetro senza che nessuno ci trovi niente di strano.
Boston non è una città sola. È 23 quartieri che fingono di andare d’accordo.
Al Nord End sono tutti italiani, o almeno lo erano. A Southie tutti irlandesi. A Cambridge si trova Harvard. E a Beacon Hill “quelli che hanno i soldi da sempre e non parlano con nessuno.”
La Freedom Trail: storia con i piedi stanchi
Ok, lo ammetto. Sono stata turista. Ho fatto la Freedom Trail.
Ma aspetta prima di giudicarmi – è davvero il modo migliore per capire questa città in poco tempo. Sono 4 chilometri (2.5 miglia, come dicono loro) di percorso segnato da una linea rossa per terra che ti porta attraverso 16 siti storici. È come un museo a cielo aperto, ma senza l’aria condizionata e con molte più salite di quanto ti aspetti.
La cosa che mi ha colpito? Non è tanto monumentale. Cioè, stiamo parlando della città dove è nata la rivoluzione americana, dove hanno buttato il tè in mare per protesta (il Boston Tea Party, che nome geniale), dove hanno sparato i primi colpi per l’indipendenza. Ti aspetteresti monumenti enormi, celebrazioni pompose, bandiere ovunque.
Invece no.
La Old State House, dove lessero la Dichiarazione di Indipendenza per la prima volta a Boston? È un minuscolo edificio schiacciato tra grattacieli. Il luogo del Boston Massacre? Un cerchio di ciottoli per terra in mezzo al traffico. Faneuil Hall, la “culla della libertà”? Oggi al piano terra vendono souvenir e lobster rolls.
È questa la cosa bella di Boston: la storia non è imbalsamata. È viva, vissuta, calpestata ogni giorno da migliaia di persone che ci passano sopra andando al lavoro.
Il North End: l’Italia che non ti aspetti
Il North End è stato il mio coup de foudre.
Attraversi una strada da downtown e boom, sei in Italia. Ma non l’Italia per turisti americani con tovaglie a quadretti e Dean Martin in sottofondo. È un’Italia vera, vissuta, con le nonne che parlano ancora dialetto dalle finestre e l’odore di sugo che inizia alle 10 del mattino.
Mi sono fermata da Mike’s Pastry (sì, turistico, lo so) per un cannolo. L’esperienza di Mike’s, con la confusione, le urla dei commessi, i turisti eccitati… anche quella è Boston. La città sa essere autentica e turistica allo stesso tempo, senza vergognarsene.
La chiesa di Old North Church, quella del “one if by land, two if by sea” (il segnale delle lanterne per avvisare che arrivavano gli inglesi), sta proprio qui nel North End. Entrarci al tramonto, con la luce che filtrava dalle finestre e illuminava i banchi di legno vecchi di 300 anni… brividi. Sul serio.
Beacon Hill: dove Instagram va a morire (di bellezza)
Beacon Hill. Oh, Beacon Hill.
Se hai presente quelle foto autunnali perfette con le case in mattoni rossi, le porte colorate, i lampioni a gas (sì, VERI lampioni a gas, ancora funzionanti), le zucche sui gradini… ecco, quello è Beacon Hill.
Acorn Street, la via più fotografata, è oggettivamente bella da morire. Ciottoli originali (caviglie a rischio), case del 1800, e in ottobre con le decorazioni di Halloween… sembra un set.
Ma sai cosa mi ha colpito davvero? Che la gente ci VIVE. Non è un museo, non è un set. Ci sono persone che ogni mattina escono da quelle porte perfette per andare a lavorare, che portano fuori il cane su quei ciottoli impossibili, che pagano affitti che preferisco non sapere per vivere nel passato più fotogenico d’America.
Il cibo: molto più che lobster e clam chowder
Allora, parliamone. Il cibo a Boston.
Sì, ho mangiato la clam chowder (zuppa di vongole cremosa). Sì, era densa come cemento e buona da morire.
Ma Boston non è solo quello.
La scena food è PAZZESCA. Probabilmente perché hanno studenti da tutto il mondo che dopo un po’ vogliono mangiare qualcosa che non sia pizza del college.
Al North End ovviamente trovi italiano vero (Giacomo’s, Carmelina’s, Mamma Maria se vuoi spendere). A Chinatown dim sum autentici. A Cambridge ramen che ti fa piangere di gioia.
Ma la vera scoperta? I food truck. Ce ne sono ovunque, soprattutto vicino alle università. Ho mangiato il miglior lobster roll della mia vita (lo so, sono stata nel Maine dopo, ma questo era più buono) da un truck giallo parcheggiato lungo la strada. 15 dollari di paradiso in un panino.
La Boston che non ti aspetti
Sai cosa mi ha sorpreso davvero? I dettagli random.
- I semafori pedonali che non rispetta nessuno. NESSUNO. È tipo un accordo non scritto: le macchine fanno finta di volerli investire, i pedoni fanno finta di avere paura, alla fine tutti sopravvivono.
- Il sistema di orientamento inesistente. Non c’è una griglia, non c’è una logica. GPS obbligatorio o ti perdi. Garantito.
- L’ossessione per Dunkin’ (Donuts). Ce n’è uno ogni 50 metri, non scherzo. È tipo il loro Starbucks ma più cheap e più amato.
- Gli scoiattoli ovunque. Ma OVUNQUE. E sono cicciotti e sfacciati. Ti vengono proprio vicino tipo “ehi, hai qualcosa per me?”.
- Lo slang incomprensibile. “Wicked” vuol dire “molto” (“wicked good” = buonissimo). “Packie” è il liquor store. “The Pike” è l’autostrada. “Jimmies” sono gli zuccherini sul gelato. Un corso di laurea, praticamente.
Plymouth: l’appendice storica
Al ritorno, prima del volo, avevo qualche ora. Plymouth è a un’ora da Boston, e visto che ero lì…
Plymouth è… come dire… è importante storicamente? Sì. È emozionante? Meh.
La Plymouth Rock, la roccia dove sarebbero sbarcati i Padri Pellegrini, è letteralmente un sasso in una gabbia. Sul serio. Un sasso. Con scritto 1620. In una struttura tipo tempietto. La gente fa foto con aria delusa tipo “tutto qui?”.
Il Mayflower II, la replica della nave, è più interessante. Salirci sopra e rendersi conto di quanto fosse MINUSCOLA per attraversare l’oceano con 102 persone e tutti gli animali… da claustrofobia retroattiva.
Ma la parte bella di Plymouth è il waterfront al tramonto, le case coloniali con le zucche di Halloween, i negozi di antichità dove perdersi. È l’America delle origini, senza fronzoli.
L’ultimo sguardo
Il mio ultimo ricordo di Boston? La vista dall’aereo mentre decollavo per tornare in Italia.
La città vista dall’alto è ancora più assurda. Il groviglio di strade senza senso, il porto che si infila ovunque, i ponti che collegano pezzi di città che sembrano isole, il verde (tanto verde per essere una città), e poi l’oceano. L’Atlantico che ha portato qui i primi coloni, gli immigrati irlandesi, italiani, tutti quelli che hanno reso Boston quello che è.
Una città che non dovrebbe funzionare – troppo vecchia, troppo piccola, troppo complicata – ma che invece funziona benissimo. Perché ha capito una cosa che molte città americane non capiscono: non devi scegliere tra storia e modernità. Puoi avere grattacieli e case coloniali. Puoi avere Harvard E food truck. Puoi essere la culla della rivoluzione E avere il WiFi ovunque.
Boston: istruzioni per l’uso
Quando andare: Ottobre per il foliage è spettacolare, ma maggio e settembre sono perfetti per camminare. Evita gennaio-febbraio se non ami il freddo polare.
Quanto tempo: 2-3 giorni sono il minimo. Una settimana se vuoi vedere bene anche Cambridge e i dintorni.
Dove dormire:
- Budget: Ostelli a Cambridge o Allston
- Medio: Back Bay o South End per la posizione
- Lusso: Beacon Hill o Waterfront
Come muoversi: A piedi + metro. La T costa $2.40 a corsa, il giornaliero $12.75. Uber per la sera (la metro chiude presto).
Da non perdere:
- Una passeggiata all’alba lungo il Charles River
- Un cannolo nel North End (da Mike’s e da Modern, fai il confronto)
- Il tramonto dallo Skywalk Observatory
- Un giro a Cambridge anche solo per il people watching
La dritta della local (acquisita): Se vuoi vedere Boston come la vedono i bostoniani, vai al Prudential Center Skywalk al tramonto ($21 ma ne vale la pena), poi scendi e vai a bere una Sam Adams (la birra locale) in uno dei pub storici vicino a Faneuil Hall. L’ultimo che chiude è il Bell in Hand Tavern (aperto dal 1795!).
La lezione di Boston
Boston mi ha insegnato che una città può essere piccola e sentirsi grande. Può essere europea e profondamente americana. Può essere storia antica (per gli standard USA) e innovazione pura.
Ma soprattutto, mi ha insegnato che l’America non è un monolite. Ogni città, ogni stato, ogni angolo ha la sua personalità, le sue contraddizioni, le sue stranezze.
Boston è dove l’America ha imparato a camminare. Prima letteralmente (quelle strade coloniali non erano fatte per le auto), poi metaforicamente (la rivoluzione, l’indipendenza, l’idea stessa di America).
E ancora oggi, mentre il resto dell’America corre in auto, Boston continua a camminare. Con i suoi tempi, per le sue strade storte, fermandosi per un caffè (pessimo) da Dunkin’, bestemmiando contro la T che è in ritardo, ma camminando.
Forse è per questo che mi è piaciuta così tanto. In un paese dove tutto deve essere grande, veloce, nuovo, Boston ha il coraggio di essere piccola, lenta e vecchia.
E di esserne dannatamente fiera.
Boston è stata la porta perfetta per il mio viaggio nel New England. Due giorni per innamorarsi, troppo pochi per stancarsi. Il modo migliore per iniziare un viaggio? Lasciare che una città ti sorprenda. Boston l’ha fatto.
E tu? Hai mai visitato una città che ti ha completamente spiazzato rispetto alle aspettative?


